
Le interviste di Adriano De Lauri al Cardinale Sepe e alla famiglia miracolata
Le Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato
Madre Maria Cristina Brando nel 1878 dà inizio alla Congregazione delle Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato, opera che, nonostante le ristrettezze economiche, troverà terreno fertile a Casoria. L’Istituto ottiene l’approvazione canonica il 20 luglio 1903 e il 2 novembre dello stesso anno la Fondatrice, con molte altre suore, emette la professione perpetua. |
Intervista a suor Carla Di Meo e suor Dolores Santoro
Messaggio del Cardinale Sepe per la canonizzazione della fondatrice delle Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato

Vogliamo rendere grazie a Dio e a quanti ha scelto come suoi strumenti: il Santo Padre Francesco, le tante persone che hanno incontrato, conosciuto e amato Maria Cristina e ne hanno testimoniato il cammino di santità, e soprattutto le Suore Vittime Espiatrici del SS.
Sacramento e tutti coloro che hanno tenuto viva la memoria di questa donna napoletana continuandone le opere e lasciandosi ispirare dal suo carisma.
Il rendimento di grazie diventa per tutti un richiamo alla riscoperta della comune vocazione alla santità: questo è il grande progetto d'amore e di felicità che da sempre Dio ha stabilito per tutti e per ciascuno di noi: ci vuole santi, come lui è santo! Nel nostro cuore, non può esserci altro desiderio, altra aspirazione che fare nostro il progetto di Dio. Cammineremo così sulla strada della santità: una strada divina e allo stesso tempo umana e umanizzante.
Con la canonizzazione di Maria Cristina, la Chiesa dichiara autorevolmente che il desiderio di farsi santa è stato il sentimento dominante del suo cuore a tal punto da esclamare: «Voglio farmi santa a qualunque costo». Da tale desiderio, è scaturito l'impegno a vivere la comunione con Dio offrendosi come vittima espiatrice per i peccati commessi dall'umanità contro l'Eucarestia, come anche il suo fecondo apostolato a servizio dell'istruzione e dell'educazione delle giovani generazioni con conservatori femminili, educandati, orfanotrofi, scuole interne ed esterne, istruzione catechistica.

A sette anni avvertì la chiamata alla vita di consacrata ed a dodici anni, nella notte di Natale, davanti all'immagine di Gesù Bambino, emise il voto di castità perpetua. Successivamente entrò come candidata nelle Clarisse del Monastero delle Fiorentine a Napoli ma, per ben due volte, dovette rientrare in famiglia a causa della sua malferma salute.
Dopo la guarigione entrò nel monastero delle Sacramentine e, all'età di venti anni, nel 1876, vestì l'abito religioso con il nome di Suor Maria Cristina dell'Immacolata Concezione. Ammalatasi di nuovo gravemente, si trasferì nel Conservatorio delle Teresiane a Torre del Greco, dove maturò l'idea di fondare una nuova famiglia religiosa, che poi prenderà il nome di "Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato".
Dopo tante difficoltà, su consiglio di Padre Ludovico da Casoria, che le diceva: «Vada, vada a Casoria a fare la fondazione. Gesù lo vuole», giunse a Casoria nel 1884, con tre suore ed alcune educande.
Qui realizzò la profezia di padre Ludovico, che le ripeteva spesso: «In mezzo di questa cittadina erigerai una casa centrale».
Nella sua vita consacrata, Maria Cristina Brando ha saputo coniugare contemplazione e azione. Considerava le occasioni per fare il bene come segnali urgenti da parte di Dio; fino a tarda sera, soprattutto per non farsi notare, attraversava le strade di Casoria per portare soccorso a famiglie bisognose… tutto con dolcezza e bontà.
La forza del servizio aveva la sua origine nell'Eucaristica che adorava in una cella chiamata "grotticella".
Grazie al suo fascino straordinario conquistava il cuore delle persone e delle sue figlie spirituali, che la seguivano con fede e con profonda umiltà. Ella si consumò nella preghiera e nelle opere con grande fede e generosità.
Morì all'età di 50 anni, il 20 gennaio 1906.
Mi piace definire la santità di Maria Cristina, una santità mistica e umanamente contagiosa; una santità che la conduceva a vivere nell'intimità di Dio e ad aprirsi e donarsi agli uomini in ogni ambito della loro esistenza.
Napoli ha ancora fame di santità! La nostra Città, la nostra Diocesi sia un cantiere aperto di santità, luogo in cui la relazione con Dio e il servizio appassionato per l'uomo prevalgono sul "sospetto" di Dio e sull'interesse personale. Invito tutti a lasciarsi trasformare
dallo Spirito, a non aver paura di tendere verso l'alto!