La mia domanda è: nata in un momento in cui si poteva ancora immaginare una dimensione “nazionale” di Città-Spettacolo, anche per l’entità dei finanziamenti regionali, e la costruzione di un “modello-Ravello”, ha senso oggi tenere in piedi una struttura così complessa che sostanzialmente dovrebbe sovrapporsi e sostituirsi all’attività dell’Assessorato alla Cultura quando le risorse, non solo per Città Spettacolo ma in genere per le attività artistico-culturali sono ridotte all’osso? Certo, mi si potrebbe obiettare che la Fondazione potrebbe essere uno strumento prezioso per valorizzare, finalmente, le competenze, per fare in modo che ad un Assessore scelto con criteri meramente politici ed elettorali si affianchi un team di “esperti”.
Il mio intervento ha solo lo scopo di suscitare una discussione in merito. Il timore, evidentemente, è che si decida di preservare e rimettere in piedi una macchina onerosa con il solo intento di poter distribuire incarichi e soddisfare il bisogno incoercibile di alcuni di avere ruoli pubblici e del Sindaco di poter accontentare tali pulsioni.
Poiché il Sindaco ama le citazioni filosofiche, in questo caso mi sentirei di evocare il “rasoio di Occam”, secondo il quale «entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem».
È auspicabile, dunque, una discussione, all’interno dell’opinione pubblica e, possibilmente, le sedi istituzionali (la Commissione Cultura e il Consiglio comunale) sull’argomento, nella logica di una democrazia informata e partecipata.