"Non possiamo più permetterci un immobilismo anacronistico"
Dalla fine del bicameralismo paritario alla riduzione dei parlamentari e dei costi degli apparati politici, dal riequilibrio dei poteri tra Stato e Regioni al rafforzamento degli strumenti di democrazia partecipativa, tante sono le ragioni per votare Si.
I passi in avanti sono evidenti specie sulle competenze concorrenti Stato-Regioni, create nel 2001. Finalmente si delimitano gli ambiti e molte competenze torneranno allo Stato: la gestione di porti ed aeroporti, trasporti e navigazione, politiche per l’energia e per il lavoro. Queste materie non possono essere di pertinenza regionale ma devono essere gestite da un piano nazionale. Non è pensabile che ogni regione gestisca il suo sistema dei trasporti, disinteressandosi delle decisioni che vengono prese dalla regione vicina. È necessario creare rete e sinergia e compensare le debolezze e le potenzialità dei territori. Stesso per le politiche del lavoro, e per la tutela della saluta. È giusto che tutti abbiano le stesse opportunità e prospettive in ogni parte d’Italia.
Altro punto nodale è il rafforzamento degli strumenti di democrazia partecipativa. Basti pensare che il referendum abrogativo vede ridotto il numero del quorum qualora i cittadini che propongono la consultazione siano almeno 800.000 .Basterà che vada a votare il 50 % più uno dei votanti delle ultime elezioni politiche e non il 50 % più uno degli aventi diritto. Viene introdotto un nuovo tipo di referendum : il referendum “propositivo” con il quale la popolazione può chiedere al Parlamento di emanare una nuova legge su un tema particolare.
La riforma è di un Paese più semplice e che funziona meglio a tutti i livelli. Non mette in discussione i principi fondamentali della nostra Costituzione ma permette che questi principi possano essere attuati."