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L'Associazione Culturale Sannio-Russia visita i luoghi della Shoah

16/11/2018

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Viaggio commemorativo ad Auschwitz-Birkenau per porre l'accento sull'attualità e sul delicato momento storico in cui viviamo

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L'Associazione Culturale Sannio-Russia (Культурная ассоциация Саннио-Россия) nasce per contribuire all'incontro tra Oriente e Occidente e in particolare tra la Russia, la grande nazione cristiana dell'Est, e l'Italia posta in posizione cruciale tra il Nord Mitteleuropeo, il Mediterraneo, l'Occidente e l'Oriente.
L'Associazione agisce come ente culturale e sociale per promuovere la cooperazione tra imprenditori italiani e russi, l'incontro tra le chiese cristiane di confessione cattolica e ortodossa, per incentivare la conoscenza degli artisti e uomini di cultura italiani in Russia e di quelli russi in Italia.
Benevento, che nella sua storia e nei suoi movimenti esprime la grandezza della civiltà bizantina e della presenza longobarda, è la sede propizia per sviluppare questo discorso che si apre all'orizzonte di una Europa unita da Lisbona a Vladivostok.

“L'Olocausto è una pagina del libro dell'Umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria" (Primo Levi)

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Silenzio, deferenza e riguardo sono le prerogative condizioni con cui l'Associazione Culturale Sannio-Russia ha effettuato, nel mese d'ottobre, un viaggio nei luoghi della Shoah. Conservare la memoria perenne dell'Olocausto non è da limitarsi al solo giorno del 27 gennaio (giornata della memoria) ma, consapevolmente, esercizio di ricordo e ricerca quotidiano costante nel tempo.
Con la scomparsa di Lello Di Segni lo scorso 26 ottobre, l'ultimo sopravvissuto al rastrellamento del ghetto di Roma compiuto dalla Gestapo il 16 ottobre 1943, non deve scaturire la paura che man mano che spariscano le persone sparisca la memoria; giammai!
Con un'adeguata preparazione quattro soci dell'associazione Sannio-Russia raggiungono la cittadina di Oświęcim da Katowice; lungo il tragitto inizia a fomentarsi un forte sentimento di discernimento. Visitare luoghi come i campi di concentramento non è una gita nè tantomeno un viaggio, si consiglia di non comportarsi come se si stesse visitando una qualsivoglia attrazione turistica.
Superati i controlli di sicurezza non si può rimanere indifferenti, con un leggero brivido di sgomento, alla vista della famigerata scritta «Arbeit macht frei» “Il lavoro rende liberi". La scritta in ferro di prodotta da Jan Liwacz, prigioniero polacco non ebreo numero 1010, deportato ad Auschwitz il 20 giugno 1940.
In una silenziosità assordante, circondati da torrette di controllo e filo spinato, si perviene alla visita dei diversi blocchi, per un totale di 28 originari, che costituivano il Konzentrationslager (campo di concentramento) di Auschwitz. È ironico pensare che i prigionieri che entravano ed uscivano dal campo per presentarsi ai lavori forzati erano, incredibilmente, costretti a sopportare il suono delle marce interpretate dall'orchestra «Mädchenorchester von Auschwitz» "Orchestra delle ragazze di Auschwitz".

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Partendo dal blocco 4, dove i detenuti erano condannati all'isolamento e alla morte graduale per fame, per lavoro pesante ed esperimenti medici - vedi l'uso massiccio di Ziklon B -, si notano interi comparti di oggetti personali come bacinelle, tegami, spazzole e pennelli da barba, scarpe, stampelle, protesi e addirittura, in un tormento al solo pensiero, una stanza colma all'inverosimile di capelli umani. Al blocco 5 si trovano altri oggetti personali come paramenti di ebrei, valigie con i cognomi e gli indirizzi dei deportati.
Partendo dal particolare delle scritte sulle valigie, il sannita Gaetano Lepore ha espresso una particolare riflessione: "È davvero difficile se non impossibile non lasciarsi sopraffare dalle emozioni alla vista di tanta crudeltà e mostruosità; rivivere questo percorso, anche solo da semplice osservatore, ha lasciato in me sconforto e tristezza".
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Al blocco 6, altro blocco mortale, è stato possibile contemplare l'esposizione dei vestiti e delle scarpe dei detenuti; al blocco 7, il dormitorio, le condizioni abitative erano sempre disastrose, basti pensare che 200 persone dormivano in un luogo che ne poteva contenere a stento 50.
Arrivati al cortile adiacente i blocchi 10 ed 11 è fattibile osservare il luogo delle esecuzioni, ovvero il "Muro della Morte". Il blocco 11, soprannominato il "Blocco della morte", è stato luogo anche di torture e fustigazioni. Nei sotterranei, esattamente alla cella numero 18, è stata forte la commozione nel vedere il luogo dove morì San Massimiliano Kolbe.
Superata la forca alla quale fu impiccato Rudolf Hess, si sopraggiunge ai locali dediti alle camere a gas e al crematorio; sono stati attimi di sbandamento e turbamento presenziare in questi luoghi infernali, non è stato facile reggere l'urto al pensiero di quanta morte abbiano rappresentato questi pochi metri quadrati.
Successivamente proseguiamo, a 3 km di distanza dal campo madre, presso il Vernichtungslager (campo di sterminio) di Birkenau. Situato nel paese di Brzezinka, il campo di sterminio era costituito da più di 300 baracche, la maggior parte non sopravvissute fino ad oggi. Impressionante, cruento e macabro è la spettrale vista dell'ingresso al campo e del corrispettivo scalo ferroviario. Lungo il percorso adiacente i binari si collocano le rovine di quelli che furono i crematori e le camere a gas, distrutte repentinamente dalle SS in ritirata, nel vano tentativo di cancellare le prove del crimine commesso. La vista di un vagone conservato in buone condizione ci fa rabbrividire, riflettendo e lasciandosi andare al ricordo è possibile sentire, in tutte le varie lingue, le strazianti urla dei deportati. Approdati al monumento alla memoria delle vittime, insieme all'eccellente guida, si sono svolti attimi di raccoglimento, preghiera e riflessione.

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Sannio-Russia ha svolto questo viaggio commemorativo sulla Shoah per porre l'accento sull'attualità e sul delicato momento storico in cui viviamo; momento ricco di revisionismo sia in chiave antisemita che antirussa. Conservare la memoria dell'Olocausto è un dovere imprescindibile, ribadire delle verità storiche inconfutabili diviene prassi necessaria.
Senza voler svolgere la benché minima apologia occorre ribadire il ruolo fondamentale dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche ai fini
della liberazione di gran parte dei campi di sterminio nazisti, tra cui quello di Auschwitz, trasmettendo al mondo le prove dello sterminio hitleriano.
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“Mi ha rammaricato molto - dice il beneventano Alfonso Muscetti - ciò che è andato in onda lo scorso sabato 13 ottobre, in una puntata del programma “Ulisse, il Piacere della Scoperta” condotto da Alberto Angela, nel quale è stato enunciato quanto segue: “Prima dello scoppio della guerra erano proprio i Russi a consegnare ai Tedeschi, ai nazisti, migliaia e migliaia di Ebrei in omaggio ad un accordo che la Germania e la Russia  avevano fatto, l’accordo Molotov Ribbentrop, che aveva stabilito per così dire una specie di pace tra le due nazioni”, nulla di più falso.
Si tratta, specifica Sannio-Russia, di mistificazione storiografica che può essere smentita con l'ampia produzione accademica di questi 70 anni, in cui sono innegabili due dati:​
- 1. I Sovietici non consegnarono mai ai Tedeschi gli Ebrei che vivevano nella zona della Polonia occupata nel settembre del 41', non solo, molti di
essi trovarono fisicamente salva la propria vita solo esclusivamente alla vittoria dell'Armata Rossa
- 2. L'Unione Sovietica diede rifugio a migliaia di ebrei che scappavano dalla Germania e dalla stessa Polonia; basti pensare che 1.300.000 ebrei
ricevettero immediatamente la cittadinanza sovietica, altri 90-140.000 poterono vivere legalmente in URSS.
L'associazione Sannio-Russia desidera vedere, quanto prima, sempre più studenti e studentesse dei licei ed istituti sanniti visitare con profonda attenzione ed infinito rispetto i luoghi della Shoah; parafrasando Primo Levi “L'Olocausto è una pagina del libro dell'Umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria".

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