ancora una volta il Signore viene a visitarci nel suo Natale, mostrandosi – come ogni neonato – fragile e povero, bisognoso di ogni cosa, anzitutto dell’affetto dei genitori! È straordinaria questa manifestazione di debolezza: Gesù entra nella storia nel momento in cui Cesare Augusto, ordinando il censimento di tutta la terra, ostentava il proprio indiscusso potere.
Come sarebbe bello se a Natale aprissimo a Gesù le porte del cuore! Se lo riconoscessimo davvero in quei piccoli e in quei poveri che lui stesso ha eletto a rappresentarlo (Mt 25,31-46). Quante persone, anziane e non solo, in quel giorno si ritroveranno senza nessuna compagnia per i motivi più diversi? La solitudine non è forse una forma terribile di povertà, persino più insidiosa di tante altre? Perché, allora, non invitare a pranzo una persona sola, non tanto per condividere il cibo, ma l’amicizia, che del cibo è ancor più preziosa? Sarebbe come ricevere in casa il Signore dei signori: non ne trarrebbe giovamento unicamente l’invitato, ma anche tutti coloro che l’avranno accolto; la nostra vita diverrebbe senz’altro più bella e la società un pochino migliore.
Con affetto sincero vi saluto e vi benedico. Buon Natale a tutti, di vero cuore
† Felice vescovo