La responsabilità di ciò che sta accadendo è di chi, non approvando l’emendamento, ha di fatto lasciato una “porta aperta” al CdA dell’ASIA, che in totale autonomia ha nominato un direttore a tempo indeterminato, senza nessuna procedura selettiva ad un costo di oltre 100.000 euro annui a carico dei cittadini.
Analoga situazione si è verificata per il “bando periferie”. Con autorevoli supporti, noi consiglieri del M5S lo studiammo, presentammo un’interpellanza (il 28 agosto...), una sollecitazione che aveva l'intento di contribuire ad una buona riuscita dell'operazione, «ossigeno per la nostra economia». In seguito, illustrammo le criticità della proposta presentata dall’Amministrazione. Scrivevamo che «gli interventi pubblici sono stati individuati quasi a caso e distribuiti sul territorio senza avere come riferimento una strategia di reale riqualificazione delle periferie degradate e senza individuare queste ultime secondo criteri oggettivi». E concludevamo, purtroppo cassandre involontarie, dicendo che le contraddizioni evidenti del progetto comporteranno, «nel migliore dei casi, l’approvazione del programma e dei relativi progetti penalizzando le periferie realmente degradate e privilegiando ulteriormente le zone di maggiore pregio della città creando un ulteriore “gap” di emarginazione urbanistica, ambientale e sociale tra i vari quartieri della città o, nel peggiore dei casi, la mancata approvazione del programma con la perdita di una preziosa occasione e di fondi consistenti per contribuire al recupero delle zone più sensibili della città». Le critiche vennero riprese nel “question time” da Marianna Farese. Sappiamo come è andata a finire, purtroppo con il rischio concreto di perdere un corposo finanziamento per superficialità (come già successo, per altro, con il progetto per i Sabariani).
Fin quando si prenderanno le sollecitazioni dell’opposizione solo come critiche a priori e non come suggerimenti per migliorare, non si imparerà dagli errori e nessun progresso sarà possibile per la città.