“Quartieri popolari e reintegrazione sociale”
"Nei miei quotidiani incontri che sto avendo soprattutto nei quartieri popolari, sto lanciando dei messaggi chiari volti ad un cambio di mentalità che deve partire dagli stessi cittadini.
Alla politica bisogna chiedere di incentivare le opportunità di sviluppo di un territorio e non “la sistemazione del figlio/a in cambio del voto”.
Stiamo portando avanti in città il discorso della legalità nei quartieri popolari e lo facciamo convinti che si possa non cedere ad un meccanismo perverso, per cui si concede il proprio voto in cambio di promesse illusorie.
Di questo passo il malcontento comune non svanirà mai.
La rivoluzione deve avvenire dal basso verso l’alto, quindi la politica non più imposta e calata, ma condivisa e partecipata, per poter offrire ed intravedere una luce che possa dare speranza per il nostro futuro e per quello dei nostri figli, perennemente in fuga verso l’estero.
Rappresentiamo l’opportunità, la speranza ed il sogno che si concretizza.
Io non sfuggo al confronto nei quartieri, lì dove il disagio sociale è altissimo e spesso porta a delinquere.
La funzione dell’utilità sociale della pena è quella di eliminare o ridurre il pericolo che il soggetto ricada in futuro nel reato.
Eppure attualmente la condanna penale viene vista soltanto come mezzo repressivo e punitivo. Invece, si dovrebbero attuare vere politiche sociali per favorire il reinserimento nella comunità di coloro che delinquono ed evitare che possano farlo nuovamente.
È fin troppo facile parlare di disagio e reintegrazione sociale nei quartieri “alti” di Benevento, magari con il solito pubblico di cortesia ad applaudire.
Invece penso che la gente vada educata ad una mentalità inversa, lì dove è presente realmente il malessere personale, relazionale ed è forte l’esclusione sociale.
Se c’è una riabilitazione sociale non si delinque.
Mi accuseranno di essere utopistico, ma io realmente ci credo. La gente mi apprezza perchè parlo il linguaggio della realtà”.