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Nella notte del XX secolo una testimone di luce e di compassione. Madre Elisa Martinez con la bussola del Vangelo davanti agli occhi

15/12/2016

1 Commento

 

Mt 25,40: «Tutto quello che avete fatto ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me»

di Mons. Pasquale Maria Mainolfi
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INTRODUZIONE
Il filosofo tedesco Martin Heidegger, alla domanda “che ora è?”, rispondeva già anni fa, così: «Viviamo nella mezzanotte della notte del mondo». Le sue parole facevano riferimento all'olocausto e alla notte discesa sull'umanità, non solo in Europa ma ovunque, con una crudeltà gratuita, efferata e diffusa. Una crudeltà che ancora oggi è rivelazione del demoniaco della violenza dell'uomo sull'uomo. Una violenza come modulazione dell'indifferenza che condanna ad un calvario silenzioso “due terzi del mondo”. Gente che non produce nulla. Non guadagna nulla. Non può acquistare nulla. Perciò è considerata nulla. E l'abisso va scavandosi sempre di più fra l'area dell'opulenza e l'immenso arcipelago della miseria. La crudeltà si esprime nel pendolo che va dal polo del cinismo a quello dell'indifferentismo. La vita umana diventa funzionale alla ricchezza e al potere. Nell'epoca della globalizzazione l'uomo è assoggettato all'economia e alla finanza. E... nonostante tutto ogni uomo è una realtà sacra. Anche i cattolici rimangono smarriti, confusi, asserragliati tra 3 mostri: il Califfo (Isis), Robespierre (laicismo) e Frankenstein (gender). Bisogna ritornare a riauscultare l'uomo nei suoi battiti più profondi. Questa è l'urgenza per non perire, prima che sia troppo tardi. Al di là dell'arcipelago della miseria socioeconomica, preme anche il vuoto dei valori, la dimenticanza delle radici cristiane e l'ignoranza del vangelo. Paolo VI afferma che San Benedetto ha fondato la civiltà europea con il libro, la croce e l’aratro. Una recente indagine dell'Istituto Censis sul Vangelo e gli Italiani, rivela i dati drammatici del nostro analfabetismo religioso. Gli anelli più deboli della catena  (bambini, donne, anziani e indifesi) vengono poi bistrattati.
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LA MADRE: VITA, CARISMA E MESSAGGIO
Nella notte del XX secolo (tra 1^ e 2^ guerra mondiale, nazifascismo, campi di concentramento, comunismo ateo, lager, persecuzione, fame, miseria) lo Spirito Santo ha suscitato, dal Sud del mondo e dell'Italia una stella luminosissima, Madre Elisa Martinez, come risposta del Cielo all’invocazione di speranza che sale dalla terra. Madre Elisa è la donna della com-passione. La compassione è la dimensione fondamentale di Gesù, Dio fatto uomo nell'Incarnazione. Essa manifesta l'entusiasmo di Dio per l'uomo e la sofferenza di Dio con l'uomo. Rappresenta il pathos di Dio innamorato dell'uomo. La morte in Croce è l'apice del patire.
​La Risurrezione il punto omega dell'entusiasmo per l'uomo riscattato anche nel corpo dal Crocefisso Amore Resuscitato. La com-passione si manifesta anzitutto con la com-prensione e poi con la con-solazione. La comprensione abbraccia ogni uomo con le sue speranze, i suoi limiti, i suoi errori. La consolazione si impegna a far compagnia a chi si sente solo. Questa forza Dio la dona ai suoi discepoli: «Sia benedetto Dio, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, che ci consola in ogni nostra tribolazione affinché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio» (2 Cor 1,3-4). Parimenti la compassione si manifesta con la 
dedizione, frutto della con-vibrazione del profondo con l'uomo misero e bisognoso, fino ad avvertire una speciale tenerezza materna (così il Padre misericordioso del figliol prodigo di Lc 15, così la parabola del buon samaritano di Lc 10). Perché si realizzi il miracolo dell'amore che si dona servendo, occorre “em-patia”, “sim-patia”, “sin-tonia”. Madre Martinez, come il protagonista del libro di Giobbe è stata «occhio per il cieco, piede per lo zoppo, madre per i poveri, aiuto per lo sconosciuto» (Gb 19,15). La Fondatrice Elisa Martinez ha pensato e agito con un cuore di carne, sapendo, come afferma Don Bosco, che «l'educazione è un fatto di cuore». Non si tratta di sentimentalismo ma di un sentire profondo, di una straordinaria capacità di leggere i segni dei tempi con intelligente discernimento, per creare progetti responsabili di libertà. Nella vita di Madre Martinez si evidenzia la sintesi vitale del binomio compassione-educazione. Madre Elisa prende a modello l'Immacolata, Vergine del Fiat nell'Annunciazione e Vergine della premurosa carita' nella Visitazione ad Elisabetta, e poi si mette con umiltà profonda e coraggio indomito accanto agli ultimi, ai più bisognosi, ai sofferenti, alle donne sfruttate e alle ragazze madri in difficoltà, all'infanzia abbandonata e bisognosa, agli emarginati, ai carcerati, i cosiddetti scarti della società. La parabola esistenziale della Fondatrice delle “Figlie di Santa Maria di Leuca” dura 86 anni. 

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Nasce a Galatina (Lecce) il 25 marzo 1905 da Giacomo e Francesca Rizzelli. Il 16 aprile 1905 il Battesimo a Galatina. Il 14 aprile 1928 entra tra le “Suore di Nostra Signora della Carità del Buon Pastore” ad Angers in Francia. Il 29 settembre 1928 entra in Noviziato. Il 29 ottobre 1930 la 1^ professione col nome di Suor Lucia. Viene destinata a Chieti dove si dedica alla rieducazione dei giovani. Per motivi di salute lascia l'Istituto. Nel 1932 a 27 anni sotto la guida del direttore spirituale, padre Gioacchino Tapies, pensa di fondare un Istituto. Nel 1938, ingiustamente accusata, lascia la Diocesi di Otranto e si trasferisce a Ugento. Il 20 marzo 1938 con l'aiuto del parroco di Miggiano, don Luigi Cosi, dà inizio alla Piua Unione delle “Suore dell'Immacolata”. Il 15 agosto 1941 il Vescovo di Ugento Mons. Giuseppe Ruotolo erige la Pia Unione in Istituto di Diritto Diocesano cambiando il nome in “Figlie di Santa Maria di Leuca” in omaggio al maggiore Santuario del Salento: “Sancta Maria de Finibus Terrae”. All'età di 36 anni è Madre Generale dell'Istituto e al suo fianco sempre Madre Teresa Lanfranco che non la lascerà mai, come Vicaria Generale. E' l'ora del fiele: attacchi, calunnie, lotte, persecuzioni che arrivano persino dalle alte gerarchie pugliesi. Ma la “chiamata mariana” resiste alle tempeste. Adorazione Eucaristica e Rosario sono il miele tra tanto fiele.Le sue Figlie si fanno nomadi della Solidarietà. «Come Maria, bianco vestite! Come Maria, azzurro recinte! Come Maria, ferventi d'amore!». Così ripete di sovente Madre Elisa alle sue amate Suore, che vuole presenti anche a Lourdes (Francia) e Fatima (Portogallo) nel ricordo delle grandi apparizioni a Bernadette nel 1858 e ai tre pastorelli Francesco, Giacinta e Lucia nel 1917, 100 anni fa. Sostenuta da Mons. Gilberto Augustoni, poi Cardinale, conosciuto in Svizzera all'inizio del suo sacerdozio, e dal Cardinale Alfredo Ottaviani, il 29 maggio 1943 ottiene il Decreto di Erezione di Diritto Pontificio. Corre ovunque sospinta dai bisogni e dalla carità. Fonda case al Sud e al Nord Italia. E poi in Svizzera, Stati Uniti, Belgio, Francia, in tutta Europa, poi in Canada e in Australia. Una brutta malattia polmonare non la ferma. La ribellione e separazione delle suore statunitensi provocano tanta sofferenza, ma l'Opera di Dio avanza in Spagna e poi a Roma con la realizzazione di una Clinica. Nel 2° Capitolo Generale del 1965 viene proclamata Madre Generale emerita. Si reca in India e nelle Filippine. Nel Capitolo del 1970 è nuovamente eletta Madre Generale e così sempre riconfermata fino al 1987, quando diventa emerita per motivi di salute. L'8 febbraio 1991, all'età di 86 anni, nella Casa Generalizia di Prima Porta a Roma, muore. A distanza di 25 anni dalla morte, la sua fama di santità cresce sempre di più, la sua tomba è meta di continui pellegrinaggi, nella cappella della Casa Madre di Prima Porta, dove sono stati traslati i suoi resti mortali. Tanti invocano la sua intercessione presso Dio. Quest'anno, il 17 novembre, si è aperta ufficialmente la Causa di Beatificazione e Canonizzazione della Serva di Dio Madre Elisa Martinez. La Famiglia Religiosa da lei fondata conta oggi 664 Figlie e 65 Case tra scuole, cliniche e centri di assistenza. Dal 2011 il sorriso della “Santa Madre” porta la luce della gioia e della speranza anche ad Altavilla Irpina, attraverso il volto e l'opera di 5 suore (Suor Isabella - Superiora, Suor Elvira, Suor Almira, Suor Gilda e Suor Gerarda, l'unica di nazionalità italiana). Fisicamente fragile ed esile, Madre Elisa Martinez. Spiritualmente e apostolicamente coraggiosa e audace, soprattutto quando si tratta di assecondare ispirazioni venute dal Signore, Madre Elisa non trema davanti ai potenti. Si inginocchia invece davanti ai piccoli per amarli e servirli, donando a tutti un sorriso. La sua è una navigazione generosa e irrefrenabile, una navigazione senza soste, una navigazione guidata dalla bussola del Vangelo. In un'epoca storica segnata dall'anonimato di uomini «soli in mezzo alla folla» e dalla abdicazione generale del compito educativo, il Carisma ed il Messaggio di Madre Martinez risulta oggi un vero punto di riferimento e di rifornimento.
 
IL NOSTRO DIFFICILE TEMPO
L'iniquità del nostro tempo è condensata nella disattesa del diritto fondamentale alla vita e alla salute, pur sancito dalle Carte Costituzionali di valore mondiale. Questa inadempienza planetaria assume dimensioni di spietato cinismo. Le vite chiamate al convito dell'esistenza, sono collocate al di fuori della sala convito. Ogni 7 minuti , nel mondo un bambino muore per fame o per malattie. Il mercato farmaceutico è chiuso alla comprensione della compassione. Di 2 miliardi di bambini oggi presenti sul pianeta, un miliardo vive in grande povertà. In Occidente i bambini ipernutriti soffrono di paura e insicurezza per la separazione dei genitori. I pediatri, oltre oceano, prescrivono l'antidepressivo più forte che è il Prozac, contro l'incapacità degli adulti di curare la crescita psicoaffettiva dei figli. Una società chimico-dipendente perché immatura e irresponsabile, con un grande vuoto interiore. Incapacità di amare e di pagare i costi dell'amore.
 
DUE CONCLUSIONI: L'URGENZA E L'ATTUALITA'
Questa la prima urgenza: rieducarsi all'umano; mettere il sole dentro il cuore dei ragazzi; avere occhi puri per contemplare le meraviglie del mondo e non rimanere impigliati nella rete, dove gli occhi si spengono, sapersi meravigliare dei segni di Dio nella storia. L'educatore è l'uomo dello stupore davanti alle meraviglie nell'opera della educatio come eductio, cioè estrazione di minerali preziosi dal fondo di una creatura che non ha ancora appannato il soffio del Creatore. Proprio come ad Altavilla Irpina dove un tempo i minatori estraevano lo zolfo dalle viscere della terra. Occorre preparare i piccoli alle grandi sfide che attendono le nuove generazioni. Attualita' del Messaggio di Madre Martinez: urge rieducare all'ortografia della vita per scrivere ogni giorno le pagine della “propria” vita. Bisogna diventare narratori di speranza e non seminatori di relativismo e di pessimismo. I giovani di Locri, alcuni anni fa hanno scritto così sui tanti muri della loro città: «Vogliamo vivere a colori». I colori della Solennità dell'Immacolata e del Natale ormai vicino, sono i colori della vita. Il colore rosso dell'amore. Il colore verde della speranza. Il colore azzurro della pulizia. Il colore giallo della fatica e dello spirito di sacrificio. Il colore violetto della semplicità e dell'umiltà come fondamento della ricerca della Verità. Infine il colore bianco, che è sintesi di tutti i precedenti, in quanto si irradiano insieme, è il colore della testimonianza! I colori dell'iride della pace hanno come condizione, per tingere di speranza il mondo, di ottemperare al motto di Thomas Eliot: «Chiarite il cielo, pulite l'aria, lavate il vento». Che è quanto dire: impegnatevi tutti a una purificazione radicale, perché l'ecologia valoriale, premessa anche di quella ambientale, si affermi e si espanda. La corruzione che parte dal cuore del mondo e si ramifica in tutti gli ambiti della convivenza è oggi dilagante. Non ci si salva da soli! Madre Elisa nella sua pedagogia spirituale, addita il Cielo come unica salvezza nel mare in tempesta del suo tempo, il XX secolo, il secolo più crudele della storia. Martin Heidegger, in questo arco di tempo, lanciava il suo grido di allarme che così formulava: «Solo un dio ci può salvare». Umberto Galimberti oggi, osservando l'eccessiva speranza riposta nell'uso della tecnologia, fa eco in forma più cupa: «Nessun dio ci può salvare». Che ora è? E' la 25^ ora? Per il credente è sempre l'ora del Risorto che vince con la vita persino la morte. Madre Elisa ha creduto nella Provvidenza, non in senso vago, ma concreto, come presenza del Signore vivente, perché risorto! Il principio motivante della Serva di Dio è così formulato da Emmanuel Mounier: «Io sono quello che ho donato». «Amo dunque sono», soggiungeva il filosofo francese. Amiamo dunque siamo. Esserci non da sottouomini, ma qualitativamente uomini in più o non esserci mai più come uomini sul pianeta. Il mondo è al bivio. La speranza bussa. I bimbi attendono. Hanno diritto alla speranza. Apriamo le porte a Cristo che bussa, con le loro mani. Il mondo è nelle mani di Dio! E' vero. Ma Dio opera sempre attraverso le nostre povere mani.

Allora buona missione a tutti. E Buon Natale!

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1 Commento
Antonello
20/7/2017 14:12:16

😊

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