
Lo scopritore dell'universo sub-nucleare, noto al grande pubblico per la grande capacità di rendere comprensibile l'essenza delle grandi scoperte scientifiche, affronta di sovente un problema cruciale, quello dei rapporti tra scienza e fede, non più considerati come irriducibili avversari bensì come alleati alla ricerca di uno stesso obiettivo, anche se in ambiti diversi: la Verità!
Zichichi parte proprio dallo scienziato seicentesco per abbattere uno dei miti della propaganda anticlericale e antireligiosa: Galileo fu sostanzialmente un uomo di fede, importante non soltanto per i risultati scientifici ottenuti, bensì per la volontà di cercare nel creato una “logica”, una razionalità che non può certo nascere dal caos, ma deve avere alla propria base una mente razionale superiore. E questa mente non può essere che Dio. Sostenere che tutto ciò che esiste è retto da leggi fondamentali, immutabili e universali era il principale intento di Galileo, che rifiutava la teoria di Keplero sulle orbite ellittiche, perché riteneva che la perfezione del disegno divino si potesse esprimere solo in cerchi perfetti e non deformati.
Sant'Agostino afferma che: «Dio è più intimo di quanto noi lo siamo a noi stessi». Ecco la ragione per cui avvertiamo un certo pudore nel parlare di Lui. Chi ama canta! Dinanzi al mistero di Dio si può soltanto intonare un canto per dire l'indicibile. Dopo il canto c'è solo il silenzio. Il vero credente, carico di stupore, contempla, ringrazia e trasforma la sua fede in opere di giustizia. Non parla di Dio, ma si fa testimone, traendo da Lui la forza di amare questa umanità assetata di luce. Come fece Dag Hammarskjöld Segretario Generale delle Nazioni Unite: per non presentarsi come uomo di parte, non parlò mai di Dio e della sua immensa religiosità, ma ad un amico lasciò il suo diario dal quale emerge il mistico, sulle orme di San Francesco di Assisi, San Giovanni della Croce, Santa Teresa d'Avila. Ancora più potente la delicata discrezione di Albert Einstein che, mentre sta parlando della luce, fa un sublime inciso: «La luce... ombra di Dio». Paolo II, nell'Enciclica “Fides et ratio” afferma che Dio non manda in pensione l'intelligenza dell'uomo. Fede e ragione possono essere complementari: quasi essere un genio e amare il Creatore. La fede nel Dio rivelato da Gesù Cristo, il Verbo incarnato, è lo strumento che consente, legittima e obbliga ad approfondire la ricerca scientifica. Infatti è storicamente dimostrabile che la tradizione giudaico-cristiana, insieme a quella greca, ha consentito lo sviluppo della ricerca scientifica.

Gesù afferma: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio a Dio» (Mc 12,17). Una vera rivoluzione, libera da ogni fondamentalismo e terrorismo islamista. La civiltà occidentale è cresciuta su questo fertile terreno, sviluppando scienza e tecnica. Molti scienziati, riconosciuti come geni, credono in Dio, pregavano e non riscontravano discordanze insuperabili tra la loro professione di fede e la loro ragione che utilizzavano al massimo livello. I più grandi filosofi credevano in Dio: Pascal, Vico, Cartesio, Bergson erano cattolici. Kierkegaard e Soloviev erano credenti. Anche Kant credeva in Dio. Dalla filosofia alla scienza: Copernico era un religiosissimo canonico; Newton passava dagli studi sulla gravitazione universale alle pratiche di religione e carità, talvolta saltava qualche pasto ma mai la preghiera; credeva in Dio il fisico Ampère e così Pasteur, fondatore della microbiologia e della immunologia; profondamente religioso era Mendel, scopritore delle leggi che regolano l'ereditarietà dei caratteri. Il Nobel Rubbia, scienziato straordinario e credente in Dio, ha dichiarato: «Noi fisici arriviamo a Dio percorrendo la strada della ragione, altri seguono la strada dell'irrazionale». Identici ragionamenti si possono fare passando dai geni della scienza a quelli della letteratura e poesia: Dante, Petrarca, Shakespeare, Dostoevskij, Manzoni, Grazia Deledda, Paul Claudel, Bernanos, Mauriac, Julien Green, Talkien, Pèguy, Chesterton, Elliot, il russo Solženicyn... Questi giganti del pensiero si ergono ad emblema della compatibilità tra Fede e Ragione. Una piccola scienza allontana da Dio ma una grande scienza conduce a Dio. Intendo presentare nei prossimi articoli i profili dei più grandi scienziati del nostro tempo che hanno sottomesso la loro intelligenza a Dio. Per usare un'immagine manzoniana, non hanno temuto di piegarsi «al disonor del Golgota», hanno fatto della Croce la possibilità di convertire il dolore in uno stimolo a superare i limiti della ragione, hanno creduto alla «Verità antica e sempre nuova» nobilitando e arricchendo le forti e affascinanti radici cristiane dell'Europa.