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Il Vangelo di Domenica 30 luglio. A cura di Donato Calabrese

28/7/2017

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XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Mt 13,44-52)

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Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete capito tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Anche in questa domenica l’insegnamento del Signore assume un carattere spiccatamente parabolico. Sono tre, infatti, le parabole pronunciate da Gesù. Il luogo, forse, è la casa di Pietro, anche se ad ispirare l’insegnamento delle tre parabole può essere stato il tempo trascorso, in mattinata, nella baia chiamata del seminatore, che si trova poco distante dalla città di Cafarnao e che tuttora è ricordata con questo nome.
Le immagini solari della baia, con le acque tranquille del lago ed i terreni circostanti, potrebbero, certamente, aver ispirato i temi delle tre parabole: il tesoro, la perla, ed, infine, la rete gettata nel mare.
Gesù ha trascorso ore intere a parlare, nella baia del seminatore, mentre il suo sguardo ha colto tutta la bellezza dei terreni variegati che scendono verso il mare,  suggerendogli, probabilmente, le parabole del tesoro nascosto nel campo e della perla preziosa, mentre l’insenatura del lago e la barca sulla quale ha predicato, oppure un’altra barca di pescatori, può avergli ispirato la parabola della rete gettata nel mare.
Ora, tornato a casa, Gesù ha voluto donare, ai suoi amici, una riflessione che richiama le due attività primarie nel territorio del lago: quella agricola e quella della pesca, aiutandoli a risalire dal lavoro dell’uomo alle grandi verità del Regno di Dio, contenute nelle tre similitudini.  
Rileggendo, infatti, le parabole, potremo notare il profondo cambiamento dei protagonisti anonimi, constatando come essi, dopo aver scoperto il tesoro nascosto, la perla preziosa, o dopo aver pescato abbondantemente, rinunciano a tutto, per assicurarsi il possesso di questi beni che alludono a quelli incommensurabili del Regno di Dio.
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La breve parabola del tesoro, nascosto in un campo, ha qualcosa in comune con le altre due che leggeremo subito dopo: la gioia del ritrovamento di un tesoro: “Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo”. Una gioia così grande che tutto il resto diviene secondario. Infatti l’uomo che lavora la terra, che forse è un povero salariato che lavora su un terreno altrui, trova questo tesoro nascosto nel terreno. Ma dopo aver fatto la gioiosa scoperta, lo nasconde di nuovo. Poi vende tutto per comprare il terreno e fare suo tale tesoro.
La parabola della perla preziosa è molto simile alla precedente: “Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra”. Anche se la letizia provocata dalla scoperta di una perla di grande valore non è palesemente espressa, tuttavia il mercante decide di vendere tutto pur di comprare la perla preziosa.
I due protagonisti delle parabole hanno in comune una grande gioia derivata dalla scoperta del tesoro nascosto e dall’aver trovato la perla preziosa. Una scoperta così grande e straordinaria che porta una grande gioia nel loro cuore. E di fronte a questa grande scoperta tutto passa in secondo ordine. Così deve essere per il Regno dei cieli. È quello che Gesù vuol dire ai suoi amici. La buona novella di questo Regno annunciato da Gesù e che già opera in Lui, dona una grande letizia, una grande gioia ed orienta tutta la vita alla valorizzazione di questa ricchezza di cui il salariato e il mercante sono venuti in possesso.
“Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete capito tutte queste cose?».  Gli risposero:  «Sì».  Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche»”.

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Anche in questa terza parabola affiora il confronto tra ciò che è buono e bello e ciò che, invece, appare secondario. Stavolta il buono è rappresentato dai pesci buoni pescati nella rete gettata nel mare, mentre il secondario è espresso dai pesci cattivi buttati via nelle acque del lago.
Anche stavolta viene operata una scelta decisiva da parte del soggetto che è un pescatore.
Tre soggetti diversi: il contadino salariato, il mercante, il pescatore. Tutti e tre sono stati sopraffatti dalla gioia, per aver fatto una cosa buona: aver scoperto il tesoro nel campo, la perla preziosa, ed aver pescato i pesci buoni.
Devo dire ai miei ascoltatori di essermi spesso identificato in questi tre soggetti delle parabole dette da Gesù, visto che sono presenti anche nel vangelo apocrifo di Tommaso e la loro autenticità storica non è stata messa in discussione.
Personalmente ho partecipato per tantissimi anni all’esperienza degli esercizi spirituali. Per vivere questo tempo forte di Dio, bisogna rinunciare ad una settimana di dolce routine nella propria casa, con tutti i confort di cui siamo provvisti nella Società odierna.
Ebbene, è un’esperienza che ho fatto volentieri e che sono disposto a ripetere altrettanto volentieri, perché si tratta di una intensa esperienza di Dio.
Dopo i giorni di ritiro spirituale, avverto in me un cambiamento interiore. Mi accorgo  di sentire, nel mio cuore, qualcosa di veramente bello e buono, come il tesoro del campo o la perla preziosa. Sento che Dio mi ha invaso con le cascate impetuose della sua misericordia (Cfr. Sal 41,8). Sento che il Regno di Dio è Presente dentro di me. Sento che Cristo stesso è in me. Sento di essere nella Gioia della riscoperta di Dio; nella gioia del rinvenimento della mia condizione di figlio del Padre Celeste; nella letizia del ritrovamento del suo amore.

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È allora che mi rendo conto che i sacrifici e le rinunce sono stati sopraffatti dalla gioia sovrabbondante dello Spirito. È allora che sono pronto. Pronto a morire, per Cristo, ma pronto a rinascere con Lui.
Questa pace, questa gioia, questo amore, e questo abbandono a Dio che avverto nel mio cuore sono i segni della sua Presenza. Una Presenza rinnovata che mi rigenera dal di dentro. Questo è, per me, il Regno di Dio che Gesù annuncia alle popolazioni di Israele. E allora si comprende che le parole non bastano, per percepire la ricchezza di questo Seme, o Perla, o Tesoro nascosto, o Rete gettata nel mare. Solo l’esperienza del Regno, quella interiore che avviene nell’intimo, ci può rendere l’idea dell’azione viva, invisibile, dinamica e amorevole di questo Dio che ci ricolma del suo amore divino.  
E allora, ci domandiamo: come si può spiegare il Regno di Dio a chi non lo conosce? Gesù lo fa in tanti modi e soprattutto attraverso tante parabole che ci presentano immagini sempre nuove e belle del Tesoro trovato. Ma il Regno di Dio è Amore. Solo amando, e conoscendo, anzi provando l’amore di Dio dentro di noi, possiamo veramente toccare, non con la mano ma con il cuore, questo Regno di Dio che ancora oggi Gesù rivela e che comunica a tutti e ad ognuno. Il cuore di questo annuncio verrà in seguito: sulla croce. E soprattutto nella sua risurrezione. Nella prima, in croce, Egli darà la prova del Suo amore smisurato per noi. Nella seconda ci comunicherà la gioia del nostro destino finale, che è quello di partecipare alla Gioia ed all’amore del Dio Trinitario, di realizzare, cioè, il nostro destino di figli amatissimi di Dio. Intanto, già da ora, Dio ci fa assaporare la gioia, la pace e l’amore della Sua Presenza. Cogliendola appieno, saremo capaci di trasformarci come i protagonisti delle semplici e gustose parabole donate da Gesù.

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