Emozioninrete.com
  • Prima Pagina
  • Notizie
  • Reportage
  • Format
    • Vox Populi
    • Frammenti video
    • Maciniamo Km
    • Giallorossi tra ricordi ed emozioni
    • Ricordi di un GialloRUSSO
    • Medicinrete
    • Il lato B di...
    • L'Amore vince sempre
  • Intrattenimento

Il Vangelo di Domenica 28 ottobre. A cura di Donato Calabrese

26/10/2018

0 Commenti

 
Foto

DOMENICA XXX DEL TEMPO ORDINARIO
​
(Mc 10, 46-52)

E giunsero a Gerico. E mentre partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Allora Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». E chiamarono il cieco dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!».  Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse:  «Che vuoi che io ti faccia?». E il cieco a lui: «Rabbunì, che io riabbia la vista!». E Gesù gli disse: «Và, la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.
Nel lungo viaggio che lo porta verso Gerusalemme, Gesù passa per Gerico, una città antichissima situata in un’oasi poco lontana dal luogo dove il fiume Giordano versa le sue acque vivificanti nel mar Morto.
La fama di Gesù lo precede, ormai, e tutti corrono a vederlo, nella speranza di assistere a qualche prodigio, o perché attratti dalla sua santità.
Il profeta di Nazareth è ormai conosciuto come l’amico dei poveri, dei malati, dei peccatori e vuole annunciare a ogni creatura che la salvezza di Dio è presente e che la misericordia e l’amore divino sono riversati in ogni anima che accoglie la Sua Parola.
Come le acque del Giordano apportano vita al mar Morto, così l’acqua viva di Gesù ridà vita alle acque stagnanti dell’esistenza umana scandita da sofferenze, malattie, debolezze e fragilità di ogni tipo.
È arrivato, finalmente a Gerico, ed a Gerico Gesù è attorniato dalla folla: Tutti corrono a far corona al suo passaggio, tranne i paralitici, i malati, ed i ciechi, che non possono competere con chi ha le gambe per correre più degli altri, o con chi ha le braccia per farsi largo tra la folla; chi ha gli occhi per orientarsi e fare in modo da incrociare il suo sguardo.
Eppure le Vie del Signore sono infinite. Ed a Gerico Dio manifesta, ancora una volta, la Sua Predilezione per gli umili e gli ultimi. Proprio come aveva parlato nei tempi antichi, per bocca del profeta Ezechiele: “Perché dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura… Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare…Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all'ovile quella smarrita; fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia” (Ez 34,11.15-16).
Il brano evangelico ci dice che mentre Gesù parte da Gerico in compagnia dei suoi discepoli ed è attorniato da molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che è cieco e siede lungo la strada a mendicare, sente che sta passando Gesù Nazareno. E allora comincia a gridare, dicendo: “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!”. Molti lo sgridano per farlo tacere, ma lui grida più forte: “Figlio di Davide, abbi pietà di me!”.
Foto
L’appellativo Figlio di Davide, col quale il cieco di Gerico invoca Gesù, non è solo un titolo messianico, e quindi si addice al Messia di Israele: colui che è stato Promesso lungo i secoli, da Dio, attraverso la voce dei profeti; ma è anche un richiamo all'attività esorcistica di Salomone, figlio di Davide che con l'arpa e il canto esorcizzava il re Saul (Cfr. Ch. Perrot, J.-L. Souletie, X. Thévenot, I MIRACOLI, fatti storici o genere letterario?, Ed. San Paolo, pag. 57).  Quindi con l’invocazione Figlio di Davide, il cieco riconosce in Gesù l’erede delle Promesse davidiche: il Messia atteso dal Popolo di Israele. È evidente che nel popolo di Gerico circola la voce che il Messia è giunto.
Ci ha sempre colpito l'atteggiamento di grande fede da parte di quest'uomo che senza curarsi dei rimproveri e degli inviti a tacere, da parte della sua gente; malgrado le minacce, le urla ed il disprezzo dei presenti alla scena, alza il capo e caccia fuori dalla sua gola  un grido di invocazione, di implorazione, di pietà, di abbandono, di fiducia totale in Colui  nel quale la gente  vede il Profeta, l'Inviato di Dio, forse il Cristo.
Allora Gesù si ferma e dice: “Chiamatelo!”. Il cieco, finalmente, è chiamato, e forse anche da coloro che fino a quel momento lo deridevano. “Coraggio! Alzati, ti chiama!”, gli dicono. 

Che cosa spinge Gesù a fermarsi? L'invito di un potente? La parola di un notabile?  l'ospitalità di un cortigiano di Erode? L’invito di uno scriba o di un fariseo? Niente di tutto questo.
È il grido di un povero cieco che fa breccia nel suo cuore: “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!”. 
Un uomo cieco abbandonato da tutti e che vive alla giornata  mangiando quel poco che gli viene dato, per pietà, in elemosina. Un uomo il cui grido di dolore fa breccia nel cuore di Gesù, palpabile immagine del Cuore Amorevole e misericordioso di Dio.
“Chiamatelo!”. Il comando imperioso del Maestro sottolinea una realtà incrollabile: La voce dell'uomo che soffre, raggiunge il cuore di Dio che è il Padre di tutti. In quel “Chiamatelo!” di Gesù c'è l'Amore e la Tenerezza di Dio che si piega misericordioso su ogni sofferenza e su ogni uomo che si interroga di fronte al dolore, chiedendosi: “Perché?”.

Foto
E ancora una volta, sulla scena  del racconto emerge in primo piano, dall'anonimato della folla, la figura di Bartimeo. Egli getta via il suo mantello: l’unica cosa che possiede. Ma in questo momento l“incontro con Gesù è più importante di tutto. Perfino del suo mantello. Egli sa che il Rabbi di Galilea può ridonargli la vista. Anzi, crede fortemente in questo. E allora, anche l'unica ricchezza che ha appresso, il mantello, diviene superflua di fronte all’incontro che può cambiare la sua vita. Eccolo finalmente davanti a colui che ha invocato come “Figlio di Davide”. Gesù è qui, pronto ad ascoltarlo. Uno di fronte all'altro: la cecità e la luce, la sofferenza e la Misericordia, la povertà e la fragilità del dolore di fronte alla ricchezza della Misericordia di Dio; la debolezza  dell'uomo e la Tenerezza di Dio.
“Che vuoi che io ti faccia?”, dice Gesù guardandolo in quegli occhi privi di luce. E il cieco a lui: “Rabbunì, che significa Maestro mio, che io riabbia la vista!”. La parola aramaica Rhabbounì (rabboni o rabbuni) è senz’altro indice di una formulazione primitiva (Cfr. James D.G. Dunn, Gli albori del cristianesimo,La memoria di Gesù, 2 La missione di Gesù, Ed. Paideia, 2006, 679), ed è più solenne del consueto Rabbi, che significa Maestro. Un termine completamente assente nell’Antico Testamento, mentre  nel Nuovo Testamento è presente solo qui e nel grido di gioia e di confidenza della Maddalena di fronte al Cristo Risorto. Un grido che si avvicina molto a quella che sarà, poi, la professione di fede di Tommaso (Cfr. La Bibbia di Gerusalemme, VI Edizione, luglio 1985, 2314, nota 20,16), allorché, nella domenica di Pasqua, di fronte a Gesù Risorto, esploderà la sua gioia, dicendo «Mio Signore e mio Dio!» (Gv 20,28).
E Gesù  a lui: “Và, la tua fede ti ha salvato”. L'uomo può vedere e finalmente può mirare il suo Salvatore. Ai suoi occhi, non più spenti ma vivi, appare il volto misericordioso del suo liberatore. E può finalmente mirare il verde delle Palme, i colori variopinti dei frutti esotici offerti in abbondanza dall’assolata e verdeggiante oasi di Gerico, le case bianche della sua città, l'azzurro terso del cielo di Giudea. È la vita che sorride a chi era vissuto sempre e solo nel buio di quegli occhi spenti. E, come la fede di Bartimeo è la molla per ottenere da Gesù il miracolo della luce degli occhi, così la fede viva di ogni cristiano, deve essere luce che illumina il cammino anche nell'oscurità del dolore e dell'angoscia. 

Foto
Quello che ci offre il Vangelo di questa Domenica è un messaggio che coinvolge e provoca tutti noi che ci diciamo cristiani. Specialmente davanti alle mille difficoltà della nostra esistenza. Gesù è vivo e presente oggi, nella Chiesa, così come era vivo e presente a Gerico duemila anni fa. E come duemila anni fa a Gerico si mostrò compassionevole e solidale con il cieco Bartimeo, così oggi Gesù è con voi, è con noi, e ci ripete quelle mirabili parole dette allora: “Che vuoi che io ti faccia?”.
Gridiamogli senza timore: “Signore che io veda! Signore che io cammini, Signore che io oda, Signore che io sia guarito”.  
È importante, però, avere fede in Lui, fiducia ed abbandono sulla Sua Parola e sul Suo Amore che non viene meno, e, quindi, speranza che con Lui non possiamo temere alcun male. 
Sarà importante, però, fare come Bartimeo che ha gettato via il suo mantello per correre subito da Gesù. Anche noi dobbiamo gettare via il mantello che appesantisce il nostro correre verso Colui che, più che figlio di Davide, è il Figlio di Dio e Dio stesso, incarnato per noi. Rinunciare alla nostra zavorra, al nostro fardello, quello che ci teniamo sempre addosso, come il mantello di Bartimeo, per accorrere tra le braccia amorevoli e misericordiose di quel Dio che, per amore, si è fatto uomo per noi, e che, per noi, accoglierà finanche la passione e la morte, lasciandoci cogliere il significato che c'è dietro ogni sofferenza, ogni croce, ogni dolore, e finanche dietro la stessa morte. E allora la nostra cecità di fronte al male, diventerà luce. Anzi sarà abbagliata dalla luce di Cristo Gesù, e capiremo, finalmente, che non siamo soli di fronte al male, al dolore, ed alla morte; ma Lui è con noi e sarà capace di mutare lo stesso male in Bene. Ma in un Bene che è pace, gioia, amore. Per tutta l’eternità.

Foto
0 Commenti



Lascia una risposta.

    Feed RSS

    Foto

    Categorie

    Tutto
    Commento Al Vangelo
    Vivere La Speranza


    I nostri format

    Foto
    Foto
    Foto
    Foto
    Foto
    Foto
    Foto
    Foto


    Immagine

    Immagine

    Link consigliati
    Foto
    Foto

    Archivio

    Gennaio 2019
    Dicembre 2018
    Novembre 2018
    Ottobre 2018
    Settembre 2018
    Agosto 2018
    Luglio 2018
    Giugno 2018
    Maggio 2018
    Aprile 2018
    Marzo 2018
    Febbraio 2018
    Gennaio 2018
    Dicembre 2017
    Novembre 2017
    Ottobre 2017
    Settembre 2017
    Agosto 2017
    Luglio 2017
    Giugno 2017
    Maggio 2017
    Aprile 2017
    Marzo 2017
    Febbraio 2017
    Gennaio 2017
    Dicembre 2016
    Novembre 2016
    Ottobre 2016
    Settembre 2016
    Agosto 2016
    Luglio 2016
    Giugno 2016
    Maggio 2016
    Aprile 2016
    Marzo 2016
    Febbraio 2016
    Gennaio 2016
    Dicembre 2015
    Novembre 2015
    Ottobre 2015
    Settembre 2015
    Agosto 2015
    Luglio 2015

Per contatti:
info@emozioninrete.com
cell. 388 9971785
Immagine