V DOMENICA DI PASQUA |


È il comandamento supremo dell'amore-Agape, che ogni cristiano, e direi ogni uomo, è chiamato a vivere dentro di sé ed attorno a sé. È il comandamento dell'Amore vicendevole, già presente nell'Antico Testamento, tanto è vero che nel libro del Levitico troviamo scritto: “amerai il tuo prossimo come te stesso” (Lv 19,18).
Allora, qual è l'originalità del comandamento nuovo, secondo le parole di Gesù?
È un comandamento nuovo “per la perfezione a cui Gesù lo porta, e perché costituisce il segno distintivo dei tempi nuovi, inaugurati e rivelati attraverso la morte di Gesù” (La Bibbia Gerusalemme, VI Edizione, luglio 1985, pag.2301, Nota ai versetti 13,34.).
Quindi, per dirla in maniera più semplice, se nell'Antica Legge la misura dell'amore verso gli altri era considerata l’amore verso sé stessi, ora, con questo nuovo comandamento, Gesù ci invita, ci esorta, anzi esige da noi, lo stesso Amore con cui Egli ci ha amato, amandoci fino alla morte.

Perciò, Gesù ci dice di amarci a vicenda con lo stesso Amore Agape con cui ci ha amati. È difficile, ma non impossibile. Tantissimi Santi hanno dimostrato che questa suprema Legge dell'Amore può essere incarnata nella nostra Vita. Uno per tutti, molto vicino a noi, è Il mio grande conterraneo e Padre spirituale: Padre Pio da Pietrelcina. Sentite con quali sentimenti egli scrive, il 20 novembre del 1921, a padre Benedetto da san Marco in Lamis, suo direttore spirituale: “Sono divorato dall'amore di Dio e dall'amore del prossimo”. Così esorta, Padre Pio, le sorelle Campanile di San Giovanni Rotondo, sue figlie spirituali: “L'anima che ha scelto il divino amore non può rimanersene egoista nel Cuore di Gesù, ma si sente ardere anche della carità verso i fratelli, che spesso fa spasimare l'anima”.

“Amatevi tra di voi, come io vi ho amato”. In queste parole di Gesù trova la sua significazione tutto il Creato, tutta l'esistenza umana, tutto il nostro essere, la nostra Vita, il Progetto Eterno di Dio su ognuno di noi. Lo scopo stesso del nostro esistere.
Come ebbe a dire, su questo tema, il Papa Giovanni Paolo II, “La passione e la morte costituiscono il fondamentale servizio d'amore con cui il Figlio di Dio ha liberato l'umanità dal peccato. Al tempo stesso la passione e la morte di Cristo svelano il senso profondo del nuovo comandamento da Lui affidato agli Apostoli: «Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13,34)”.
“Amatevi tra di voi, come io vi ho amato”. In queste parole trova la sua giustificazione la priorità etica del Cristianesimo rispetto alle altre religioni. Mai nessuno, dico nessuno, ha saputo dire cose più straordinarie, più sublimi, più invitanti ad amare, come ha fatto Gesù di Nazareth, il Cristo, il Figlio di Dio Prediletto.