XI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO |
In seguito egli se ne andava per le città e i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio. C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni, Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni.
Nel mondo biblico, il banchetto riveste un ruolo di straordinaria importanza in quanto segno evidente di comunione e di mutua appartenenza(Cfr. Es 18,12.). L’Antico Testamento, quello che gli ebrei chiamano TaNaK, e che è l’acronimo di Torah (Legge), Nebi’îm (Profeti) e Ketūbîm (Scritti), è ricco di episodi in cui, mediante il pasto comune, veniva espresso il perdono, si dava segno di ospitalità e di amicizia.
In base a queste considerazioni, il pasto ha spesso assunto, nel mondo biblico, un ruolo di fondamentale importanza dal punto di vista religioso. Tanti episodi della storia di Israele sono stati contraddistinti, in positivo, dai banchetti dell’alleanza, che hanno segnato delle svolte decisive della Storia della Salvezza. Basti pensare al banchetto pasquale consumato nella notte in cui avvenne il passaggio di Dio sull’Egitto. La Pasqua di Dio, il suo passaggio sull’Egitto, ha segnato il passaggio, la liberazione di Israele dalla schiavitù alla libertà. Oppure al banchetto dell’ultima Cena, allorché col Suo Pane spezzato e il Sangue versato “per i molti” Gesù suggellerà il Patto della Nuova Alleanza tra Dio ed il Suo Popolo: il nuovo Israele.

Ben altro che un mangiare ed un bere, interessa il Rabbi di Galilea. Lui vuole e desidera entrare in comunione con coloro che lo invitano al banchetto, cogliendo, quindi, l’occasione propizia per comunicare il Suo Messaggio di Bene, fondato sull’annuncio del Regno e sui Segni di autenticità dello stesso.
Gesù non accoglie solo l’invito dei pubblicani e dei peccatori, ma anche quello di Simone il fariseo. Anche i farisei, coloro che sono stimati dal popolo per l’osservanza scrupolosa della Torah, la Legge Mosaica, hanno bisogno di conoscere Gesù, e soprattutto di scoprire il vero amore di Dio che non è giudizio, ma misericordia. Entrato nella casa del fariseo, Gesù si mette a tavola.
Durante il pasto la scena è animata da una donna nota nella città come peccatrice(Una prostituta o la moglie di un uomo dal mestiere disonorato, (Cfr. Joachim Jeremias, Le Parabole di Gesù, Biblioteca di cultura religiosa, Paideia Editrice, 1965, 155).
Questa viene a sapere che Gesù è lì, nella sua stessa città. C’è una forza che la spinge, dal di dentro: un qualcosa che la muove ad uscire di casa, in cerca di Lui.
È una spina profonda nel suo cuore disperato di donna perduta. È un dolore atroce che fa male dentro, ma che si apre alla luce della speranza viva di un incontro con Colui che non teme di avvicinare i peccatori e di confondersi con essi.

La donna corre, corre, corre per le strade affollate, in cerca di Gesù.
Non la sgomenta per niente il pensiero di essere scacciata dalla casa del fariseo. E allora, entra, portando con sé un vasetto di olio profumato, ma, nel vaso della sua anima, tiene il grave peso di una vergogna che l’ha emarginata.
Appena giunge nella sala del banchetto, la donna si prostra umilmente, e, rannicchiata ai piedi di Gesù, scoppia in pianto, bagnandogli copiosamente i piedi con le proprie lacrime, asciugandoli, poi, con i suoi capelli, baciandoli con amore e cospargendoli di olio profumato.
Lacrime di dolore e di pentimento. Lacrime di amore che provocano reazioni diverse nei due protagonisti principali di questa storia.
Guardando la donna con disprezzo, Simone il fariseo pensa tra sé: “Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice”.

Gesù vuole condurre per mano lo stesso Simone nella scoperta dell’amore vero, dell’amore che si manifesta nel perdono, e che accoglie il pentimento. L’amore che parte dalla gratitudine per il perdono ricevuto è capace di grandi slanci, di gesti eroici, di somma donazione. “Simone, ho una cosa da dirti», dice Gesù al fariseo. Ed egli: “Maestro, dì pure”.
“Un creditore aveva due debitori: l'uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?”.
Simone risponde: “Suppongo quello a cui ha condonato di più”.

Un’affermazione che provoca gli altri commensali, probabilmente anche loro farisei, quindi fermi assertori della verità che Dio solo può rimettere i peccati: “Chi è quest'uomo che perdona anche i peccati?”.
Gesù sa che questo potere appartiene a Dio solo. Ma Egli ha lo stesso potere. Quindi, afferma implicitamente di essere Dio. Ed imperterrito, non badando alle reazioni degli astanti, conclude rivolto alla donna: “La tua fede ti ha salvata; và in pace!”.
Il testo evangelico termina, poi, con un sommario: “In seguito egli se ne andava per le città e i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio. C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni, Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni.