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Il Vangelo di Domenica 8 maggio. A cura di Donato Calabrese

9/5/2016

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ASCENSIONE DEL SIGNORE
 (Lc 24,46-53)

«Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto». 
   Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo. Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia; e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

Il vangelo di Luca termina proprio là dove comincia: nel tempio di Gerusalemme.  Era iniziato con l’esperienza dolorosa di Zaccaria e della moglie Elisabetta, rattristati perché senza discendenza, e termina con la gioia messianica: «Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia; e stavano sempre nel tempio lodando Dio”.
In mezzo a tutto il racconto di Luca c’è Dio che si è reso Presente, per mezzo di Gesù di Nazareth, nella vita del suo popolo e di tutti i popoli. È lui stesso, Gesù Cristo, a preparare i suoi amici alla missione universale di salvezza: «Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».
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Essere testimoni di una Presenza che non finisce con l’episodio dell’Ascensione raccontato dall’evangelista Luca, ma che si prolunga nel tempo della Storia. È la Presenza di Gesù Cristo, Figlio di Dio e Salvatore, Unto con lo Spirito di Dio, che nel nome di Dio si fa carico dei deboli e degli emarginati e annuncia ad essi la salvezza (Cfr. Gerd Theissen, Annette Merz, Il Gesù storico, Ed. Queriniana, 1999, 52.). Ma il suo messaggio del Regno è aperto a tutti, nessuno escluso. Solo un Dio d’amore infinito può amare tutti, perfino i peccatori più incalliti e gli uomini che vivono nel male come se Lui non esistesse.
Ora Gesù lascia il mondo sensibile. Dal punto di vista dell’esperienza visiva, Egli scompare definitivamente dalla scena del mondo. Ma la Sua Presenza sarà sempre viva, anche se non percettibile dai sensi.  Saranno gli occhi della fede a ricordarcelo, a fare memoria delle Sue Parole e dei suoi Gesti di salvezza. Saranno gli occhi dei discepoli, quelli che travalicano il visibile e lo sperimentabile, a riconoscerlo nel creato, tra i fratelli, “allo spezzare il pane” (Cfr. Lc 24,30-31), e, quindi, in ogni tabernacolo dove c’è il Suo Pane consacrato. Lo ricordano le sue parole a Tommaso: “Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!” (Gv 20,29). 
La presenza di Gesù in mezzo al suo Popolo, cioè la sua Chiesa, sarà, d’ora in poi,  particolare, misteriosa, profonda, ontologica, sacramentale, salvifica, perpetuando, nel tempo, quel suo particolare sentimento di misericordia e di amore che lo ha reso unico, irripetibile, irrinunciabile tra tutti gli esseri umani. Si, ho detto irrinunciabile, perché rinunciare a Gesù, al suo messaggio di salvezza, è rinunciare alla luce piena, splendente, avvolgente  che ci ama e ci avvolge irresistibilmente.  Egli sarà presente in ogni povero, in ogni uomo che soffre, in chi è nel bisogno, come ci ricordano queste Sue parole: “ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me” (Mt 25,40).

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Gesù è presente nella successione apostolica. È presente nel Vangelo, che è la Sua Parola; è presente nell'assemblea che prega. “Cristo è presente, tramite il suo potere dinamico e la sua azione, in tutti i sacramenti, ma nell’Eucaristia la sua presenza è, in più, sostanziale. Per questo motivo l’Eucaristia può essere adorata. È il più grande di tutti i sacramenti” (Cardinale Avery Dulles S.I. La Presenza di Cristo nell’Eucaristia, Vera, Reale e Sostanziale, in TRENTAGIORNI,  settembre 2005.).
Il santo Pontefice Giovanni Paolo, sempre vivo nei nostri cuori e nei nostri ricordi, nella Lettera Apostolica Mane nobiscum Domine, riprendendo quando già affermato da Paolo VI nella Lettera enciclica Mysterium Fidei di Papa Paolo VI, ha scritto che “In forza di questa Presenza “Cristo tutto intero si fa sostanzialmente presente nella realtà del suo corpo e del suo sangue. Per questo la fede ci chiede di stare davanti all'Eucaristia con la consapevolezza che siamo davanti a Cristo stesso. Proprio la sua presenza dà alle altre dimensioni — di convito, di memoriale della Pasqua, di anticipazione escatologica — un significato che va ben al di là di un puro simbolismo. L'Eucaristia è mistero di presenza, per mezzo del quale si realizza in modo sommo la promessa di Gesù di restare con noi fino alla fine del mondo»”( Mane Nobiscum Domine, Lettera apostolica di Giovanni Paolo II all’episcopato, al clero, ai fedeli per l’anno dell’Eucaristia, 7 ottobre 2004.).

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È una presenza che ci proietta tutti in una nostalgica attesa di Lui, come del papà, dell’amico, del fratello, dello Sposo che deve venire alla fine dei tempi. Ma è lo Sposo che viene nel nostro cuore e vi rimane ogni volta che mangiamo il “Suo Pane” e viviamo i suoi comandamenti, in primo luogo quello dell'Amore vicendevole: amarci come Lui ci ha amato. Ed è su questo comandamento, vissuto da Lui per primo, che sarà imperniato il Regno di Dio tante volte annunciato da Lui. Perciò, nel momento in cui i discepoli gli chiedono quando verrà ricostituito il Regno di Israele, riferendosi con ciò alla restaurazione dell'antica monarchia ebraica, Gesù risponde, come leggiamo negli Atti degli apostoli: “Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra” (At 1,7-8). 
Sarà lo Spirito Santo, il Paraclito, il Consolatore ad istruire i discepoli del Signore, secondo le sue parole: “E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto”.
Quel Regno che loro ingenuamente auspicano come una restaurazione della monarchia Davidica, è già cominciato con la venuta stessa di Gesù in mezzo agli uomini, e vive e si sviluppa  nel cuore dei suoi discepoli  e del nuovo Popolo dei credenti. 

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Il tempo che stiamo vivendo è segnato da questo Regno spirituale, di Dio, che ci prepara all'incontro definitivo con il Maestro nostro e Dio nostro.  E quel pensiero nostalgico di Gesù che assale gli apostoli al momento della sua Ascesa al cielo, o, come preferisco chiamarla io, con la sua ultima apparizione tra i suoi, deve essere anche nostro, perché la Sua Parola, i Suoi insegnamenti, siano incarnati nella nostra vita,  affinché possiamo essere pronti come le Vergini savie, sin da ora, ad andare incontro allo Sposo quando busserà alla nostra porta. 
Prima ho accennato ad un'altra presenza di Gesù inscindibile da quelle su cui ho portato la vostra attenzione: è la Presenza Eucaristica. Ogni volta che il Popolo di Dio si raccoglie per spezzare il pane e rendere grazie, alle parole del sacerdote: “Prendete e mangiate questo è il corpo, prendete e bevete questo è il mio sangue”, Gesù ritorna sulla terra e, sull’altare di ogni chiesa, rendendosi veramente presente, in modo mistico, misterioso, ma reale, in quel pane ed in quel vino consacrati.
L’Eucaristia è uno dei Segni supremi dell’Amore di Dio per noi. E non è un caso se Gesù ce l’ha lasciata alla vigilia della sua Passione e morte sulla croce. Ha voluto darci il Memoriale della sua Presenza, il Segno che quel Giovedì Santo già anticipò il segreto della sua risurrezione. E da quel giorno il Segno è ancora lì, visibile in tutte le Chiese del mondo, sia che si tratti delle meravigliose cattedrali innalzate dalla Civiltà cristiana europea, sia delle grandi e moderne chiese d’America, d’Australia, dell’Africa e dell’Asia, sia delle miriadi di chiese, chiesine, cappelle che la povertà umana ha innalzato, pur nelle condizioni più miserabili, al Dio con noi, l’Emmanuele. Ma è lo stesso Gesù, Dio vivo e vero, ad abitare nelle solenni cattedrali romaniche e gotiche d’Europa, le moderne Chiese in cemento del continente americano e le povere chiesette impastate di paglia e fango dei popoli poveri del terzo mondo.
È lo stesso Gesù che si presenta a tutti gli uomini, ma particolarmente ai deboli, ai poveri, agli umili, per donare loro la sua stessa vita.
L’Eucaristia è il centro della vita cristiana. Non si può parlare di Cristo, Figlio di Dio rivelato, senza considerare  questa sublime Presenza. Non si può amare Cristo, senza amare questo Pane che è il Suo Corpo, non si può essere cristiani, senza mangiare queste “Carni Immacolate”.
Ma avvicinarsi a Gesù, presente nell’Eucaristia, non significa solo mangiare questo “Corpo adorabile”. Gesù va avvicinato, pregato, bramato, respirato, adorato, ascoltato nel silenzio, sentito nel cuore, imitato, amato.
Ecco l’Eucaristia! Ecco Gesù! Ecco il Regno di Dio Presente in noi. 

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