ASCENSIONE DEL SIGNORE |
In mezzo a tutto il racconto di Luca c’è Dio che si è reso Presente, per mezzo di Gesù di Nazareth, nella vita del suo popolo e di tutti i popoli. È lui stesso, Gesù Cristo, a preparare i suoi amici alla missione universale di salvezza: «Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

Ora Gesù lascia il mondo sensibile. Dal punto di vista dell’esperienza visiva, Egli scompare definitivamente dalla scena del mondo. Ma la Sua Presenza sarà sempre viva, anche se non percettibile dai sensi. Saranno gli occhi della fede a ricordarcelo, a fare memoria delle Sue Parole e dei suoi Gesti di salvezza. Saranno gli occhi dei discepoli, quelli che travalicano il visibile e lo sperimentabile, a riconoscerlo nel creato, tra i fratelli, “allo spezzare il pane” (Cfr. Lc 24,30-31), e, quindi, in ogni tabernacolo dove c’è il Suo Pane consacrato. Lo ricordano le sue parole a Tommaso: “Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!” (Gv 20,29).
La presenza di Gesù in mezzo al suo Popolo, cioè la sua Chiesa, sarà, d’ora in poi, particolare, misteriosa, profonda, ontologica, sacramentale, salvifica, perpetuando, nel tempo, quel suo particolare sentimento di misericordia e di amore che lo ha reso unico, irripetibile, irrinunciabile tra tutti gli esseri umani. Si, ho detto irrinunciabile, perché rinunciare a Gesù, al suo messaggio di salvezza, è rinunciare alla luce piena, splendente, avvolgente che ci ama e ci avvolge irresistibilmente. Egli sarà presente in ogni povero, in ogni uomo che soffre, in chi è nel bisogno, come ci ricordano queste Sue parole: “ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me” (Mt 25,40).

Il santo Pontefice Giovanni Paolo, sempre vivo nei nostri cuori e nei nostri ricordi, nella Lettera Apostolica Mane nobiscum Domine, riprendendo quando già affermato da Paolo VI nella Lettera enciclica Mysterium Fidei di Papa Paolo VI, ha scritto che “In forza di questa Presenza “Cristo tutto intero si fa sostanzialmente presente nella realtà del suo corpo e del suo sangue. Per questo la fede ci chiede di stare davanti all'Eucaristia con la consapevolezza che siamo davanti a Cristo stesso. Proprio la sua presenza dà alle altre dimensioni — di convito, di memoriale della Pasqua, di anticipazione escatologica — un significato che va ben al di là di un puro simbolismo. L'Eucaristia è mistero di presenza, per mezzo del quale si realizza in modo sommo la promessa di Gesù di restare con noi fino alla fine del mondo»”( Mane Nobiscum Domine, Lettera apostolica di Giovanni Paolo II all’episcopato, al clero, ai fedeli per l’anno dell’Eucaristia, 7 ottobre 2004.).

Sarà lo Spirito Santo, il Paraclito, il Consolatore ad istruire i discepoli del Signore, secondo le sue parole: “E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto”.
Quel Regno che loro ingenuamente auspicano come una restaurazione della monarchia Davidica, è già cominciato con la venuta stessa di Gesù in mezzo agli uomini, e vive e si sviluppa nel cuore dei suoi discepoli e del nuovo Popolo dei credenti.

Prima ho accennato ad un'altra presenza di Gesù inscindibile da quelle su cui ho portato la vostra attenzione: è la Presenza Eucaristica. Ogni volta che il Popolo di Dio si raccoglie per spezzare il pane e rendere grazie, alle parole del sacerdote: “Prendete e mangiate questo è il corpo, prendete e bevete questo è il mio sangue”, Gesù ritorna sulla terra e, sull’altare di ogni chiesa, rendendosi veramente presente, in modo mistico, misterioso, ma reale, in quel pane ed in quel vino consacrati.
L’Eucaristia è uno dei Segni supremi dell’Amore di Dio per noi. E non è un caso se Gesù ce l’ha lasciata alla vigilia della sua Passione e morte sulla croce. Ha voluto darci il Memoriale della sua Presenza, il Segno che quel Giovedì Santo già anticipò il segreto della sua risurrezione. E da quel giorno il Segno è ancora lì, visibile in tutte le Chiese del mondo, sia che si tratti delle meravigliose cattedrali innalzate dalla Civiltà cristiana europea, sia delle grandi e moderne chiese d’America, d’Australia, dell’Africa e dell’Asia, sia delle miriadi di chiese, chiesine, cappelle che la povertà umana ha innalzato, pur nelle condizioni più miserabili, al Dio con noi, l’Emmanuele. Ma è lo stesso Gesù, Dio vivo e vero, ad abitare nelle solenni cattedrali romaniche e gotiche d’Europa, le moderne Chiese in cemento del continente americano e le povere chiesette impastate di paglia e fango dei popoli poveri del terzo mondo.
È lo stesso Gesù che si presenta a tutti gli uomini, ma particolarmente ai deboli, ai poveri, agli umili, per donare loro la sua stessa vita.
L’Eucaristia è il centro della vita cristiana. Non si può parlare di Cristo, Figlio di Dio rivelato, senza considerare questa sublime Presenza. Non si può amare Cristo, senza amare questo Pane che è il Suo Corpo, non si può essere cristiani, senza mangiare queste “Carni Immacolate”.
Ma avvicinarsi a Gesù, presente nell’Eucaristia, non significa solo mangiare questo “Corpo adorabile”. Gesù va avvicinato, pregato, bramato, respirato, adorato, ascoltato nel silenzio, sentito nel cuore, imitato, amato.
Ecco l’Eucaristia! Ecco Gesù! Ecco il Regno di Dio Presente in noi.