PREFAZIONE di Salvatore Buonomo*

In occasione dei primi lavori, l’immobile presentava evidenti segni di degrado e versava in uno stato di sottoutilizzo tale da richiedere una imprescindibile ed incisiva azione sinergica di collaborazione tra i vari soggetti coinvolti nel processo di recupero del bene.
A far da promotore alle attività avviate ed interessanti il castello, è stato sicuramente il dottor Luigi Bocchino che, come sindaco della cittadina beneventana, ha saputo sostenere, con ammirevole continuità, un’azione politico-amministrativa divenuta in corso d’opera fondamentale per l’obiettivo da conseguire.
L’iniziativa ha raccolto l’immediato sostegno della Soprintendenza di Caserta (allora diretta dall’architetto Gian Marco Jacobitti), chiamata ad esercitare le competenze assegnate all’Amministrazione Statale dalle vigenti norme di tutela, sin dalla prima autorizzazione richiesta nell’anno 1993; ai lavori, volti a recuperare il bene culturale, è stato assegnato il decisivo ruolo di esempio, sicuro punto di riferimento per tutti gli episodi architettonici caratterizzanti l’insieme del costruito, rappresentando così, l’anima e lo spirito dell’insediamento più antico.
Un restauro da intendere quale significativo tassello per una meritoria attività di recupero del patrimonio culturale del territorio sannita, laddove la Soprintendenza non poteva far mancare il suo apporto e la sua presenza come attestano i numerosi provvedimenti di autorizzazione ai lavori (l’ultimo datato agosto 2015), che hanno interessato, nelle fasi conclusive, il lato Nord del complesso rendendo possibile la liberazione delle antiche mura con la definitiva percezione di scorci e testimonianze materiali occultate da improvvidi interventi, sottratti per secoli ad una corretta e completa lettura del monumento.
L’onore per chi scrive è certamente quello di aver preso parte all’avvio dell’intervento ed alla parziale esecuzione dei lavori per assistere in seguito, come soprintendente, aduna conclusione di cui il presente lavoro costituisce una sorta di sigillo ed auspicio per ulteriori studi ed approfondimenti riguardanti l’inesauribile patrimonio di un territorio ricco e pregevole. È con le preoccupazioni di quegli anni che oggi ricordiamo le ansie prodotte dalle difficili decisioni da assumere per liberare le strutture del dongione normanno in buona parte celate; ciò è stato possibile coniugando esigenze conservativedelle più significative fasi costruttive con la necessità di individuare con esattezza ciò che rappresentava una dannosa incongruenza, motivo di alterazione dell’originario organismo.
Tutto il lavoro, supportato peraltro da continue indagini archeologiche estese a più punti della fabbrica, ha portato ad ampliare le conoscenze del vasto panorama culturale del nostro Paese e della nostra Regione in particolare. All’ Amministrazione comunale, attualmente retta dalla dottoressa Albanese, che ha completato il recupero del bene con coerenza e capacità, avviandolo al concreto utilizzo, rivolgo il mio personale compiacimento, per un lavoro di cui la comunità Apicese può essere orgogliosa, nella certezza che la stessa, da questa esperienza, tragga i necessari stimoli per una sempre più estesa attività di tutela e conservazione del patrimonio culturale.
*Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio
per le province di Caserta e Benevento